In un settore in cui l’innovazione tecnologica e didattica è ormai quotidiana, la varietà dei possibili strumenti rende assai ardua la scelta di un fornitore di formazione linguistica.
Ecco 3 consigli che consentono di prendere in considerazione alcuni parametri fondamentali al fine di ottimizzare tale scelta:
1- Ampliare la gamma di possibilità della formazione linguistica
I dispositivi più efficaci sono quelli che non considerano il Blended Learning come un mero accostamento di strumenti e mezzi didattici, ma come un ambiente incentrato sul discente.
Albert Einstein diceva: “Follia è fare sempre la stessa cosa aspettandosi risultati diversi!”.
In altre parole, rinunciare ad ampliare la gamma di possibilità equivale a cristallizzare quel risultato che si cerca di migliorare.
È dunque preferibile avere la maggiore apertura possibile riguardo al dispositivo didattico, lasciando, quindi, ai fornitori la libertà di proporre gli strumenti che ritengano più adatti alle esigenze di risultato ed efficacia del committente.
2- Tener conto del costo globale del dispositivo didattico
Il successo di un mix di autoformazione/insegnanti/Social Learning non dipende unicamente dalla qualità di ciascuna delle componenti, ma deriva anche dal modo in cui ogni componente interagisce con le altre.
Questo è il motivo principale per cui parliamo di ecosistema di formazione linguistica.
Il ruolo di un insegnante, quindi, varia sensibilmente a seconda dei dispositivi. Può essere un vero e proprio consigliere didattico che ottimizza l’attività di apprendimento del discente, o, semplicemente, un interlocutore per la conversazione, facilmente sostituibile da una rete sociale di apprendimento dinamico.
Le soluzioni di autoformazione non si equivalgono affatto.
Una soluzione e-learning base sarà, inizialmente, meno cara, ma dovrà poi essere integrata con l’abbondante ricorso a soluzioni onerose di motivazione estrinseca (solleciti telefonici, coinvolgimento dei manager, ricorso sistematico a insegnanti).
3- Indicare con precisone i risultati attesi dalla formazione linguistica
Il fornitore deve poter elaborare un business model attuabile che soddisfi il committente. Per questo motivo, deve analizzare i seguenti elementi:
I volumi, ossia il numero di collaboratori da formare,
Le competenze iniziali e quelle desiderate delle persone da formare,
I problemi logistici (spazio, tempo, …).
Il miglior modo per poterli definire consiste nel condurre preventivamente un audit delle esigenze e delle competenze.
Il numero di persone da formare
È di fondamentale importanza conoscere i volumi.
In un approccio di e-learning, e persino di Blended Learning, il potenziale delle economie di scala risulta particolarmente importante.
Senza conoscere il numero degli studenti, l’offerente non può proporre il suo prezzo migliore. Infatti, non potendo stimare le economie di scala realizzabili, deve necessariamente conservare un sufficiente margine di sicurezza.
I livelli di competenza dei discenti
Le esigenze sono molto diverse a seconda delle competenze linguistiche dei discenti. Per esempio, il ricorso agli insegnanti (l’elemento più costoso di un dispositivo) può variare in modo importante in funzione del livello iniziale e dell’obiettivo da raggiungere.
I costi della formazione linguistica non saranno identici per tutti i dipendenti. Riconoscere questo assunto significa essere pronti a riconsiderare le priorità di formazione: quali dipendenti formare per primo al fine di massimizzare il ROI.
Le competenze in inglese inizieranno ad avere un impatto positivo sulla produttività dell’azienda a partire dal livello B2. Al di sotto di tale livello, è illusorio aspettarsi dei risultati tangibili riguardo all’efficienza professionale del collaboratore.
I problemi logistici
La formazione frontale in aula somma tutti gli inconvenienti logistici: la disponibilità di un’aula, un insegnante e un insieme di studenti di livello omogeneo nello stesso momento e in un luogo preciso. Alcune soluzioni di formazione a distanza sono, invece, particolarmente efficaci (lezioni individuali, classi di conversazione in videoconferenza, ...).
L’ostacolo del tempo è un elemento importante da definire. Secondo ALTE (Association of Language Testers in Europe), occorrono circa 200 ore di formazione con metodi tradizionali per passare da un livello B1 a un livello B2. È risaputo, inoltre, che una formazione troppo breve (inferiore ai 6 mesi) non permette di consolidare l’apprendimento linguistico in modo ottimale. L’orizzonte abituale dell’azienda è l’annualità (bilancio d’esercizio, incontro di valutazione annuale, …): tale periodo rappresenta la durata ideale anche per l’apprendimento delle lingue.
Conclusione
Con le nuove tecnologie e l’apporto delle scienze cognitive, la formazione sta vivendo una mutazione profonda e si sta trasformando progressivamente da un obbligo di mezzi a un obbligo di risultati.
Subordinare una parte dei pagamenti al raggiungimento dei risultati è economicamente impossibile nella formazione classica frontale, poiché i fornitori devono pagare gli insegnanti in funzione delle loro prestazioni.
Con il Blended Learning è possibile subordinare una parte dei pagamenti all’ottenimento dei risultati:
Raggiungimento dei livelli previsti (confermati per esempio da un test TOEIC® o Bulats®),
Numero di ore di connessione per quanto riguarda la parte e-learning,
Tasso di soddisfazione degli studenti,
Valutazione degli insegnanti da parte degli studenti.
Ovviamente, il prezzo è un criterio di scelta importante, ma deve intendersi in funzione di un obiettivo da raggiungere per tipologia di dipendenti e non per modalità di apprendimento. Bisogna, quindi, prendere in considerazione la credibilità e la serietà didattica dei dispositivi proposti.
Un test pilota su un insieme ristretto di dipendenti può fornire una buona idea della valenza della proposta e ampliare ulteriormente il ventaglio delle modalità di formazione.
Formazione linguistica: 3 consigli prima di scegliere un fornitore
Le gare d’appalto per la formazione linguistica privilegiano, sempre più, il Blended Learning, vale a dire un dispositivo didattico che combina diversi metodi di insegnamento: formazione in presenza, lezioni telefoniche, autoformazione, Social Learning, ...
In un settore in cui l’innovazione tecnologica e didattica è ormai quotidiana, la varietà dei possibili strumenti rende assai ardua la scelta di un fornitore di formazione linguistica.
Ecco 3 consigli che consentono di prendere in considerazione alcuni parametri fondamentali al fine di ottimizzare tale scelta:
1- Ampliare la gamma di possibilità della formazione linguistica
I dispositivi più efficaci sono quelli che non considerano il Blended Learning come un mero accostamento di strumenti e mezzi didattici, ma come un ambiente incentrato sul discente.
In altre parole, rinunciare ad ampliare la gamma di possibilità equivale a cristallizzare quel risultato che si cerca di migliorare.
È dunque preferibile avere la maggiore apertura possibile riguardo al dispositivo didattico, lasciando, quindi, ai fornitori la libertà di proporre gli strumenti che ritengano più adatti alle esigenze di risultato ed efficacia del committente.
2- Tener conto del costo globale del dispositivo didattico
Il successo di un mix di autoformazione/insegnanti/Social Learning non dipende unicamente dalla qualità di ciascuna delle componenti, ma deriva anche dal modo in cui ogni componente interagisce con le altre.
Questo è il motivo principale per cui parliamo di ecosistema di formazione linguistica.
Il ruolo di un insegnante, quindi, varia sensibilmente a seconda dei dispositivi. Può essere un vero e proprio consigliere didattico che ottimizza l’attività di apprendimento del discente, o, semplicemente, un interlocutore per la conversazione, facilmente sostituibile da una rete sociale di apprendimento dinamico.
Le soluzioni di autoformazione non si equivalgono affatto.
Una soluzione e-learning base sarà, inizialmente, meno cara, ma dovrà poi essere integrata con l’abbondante ricorso a soluzioni onerose di motivazione estrinseca (solleciti telefonici, coinvolgimento dei manager, ricorso sistematico a insegnanti).
3- Indicare con precisone i risultati attesi dalla formazione linguistica
Il fornitore deve poter elaborare un business model attuabile che soddisfi il committente. Per questo motivo, deve analizzare i seguenti elementi:
Il miglior modo per poterli definire consiste nel condurre preventivamente un audit delle esigenze e delle competenze.
Il numero di persone da formare
È di fondamentale importanza conoscere i volumi.
In un approccio di e-learning, e persino di Blended Learning, il potenziale delle economie di scala risulta particolarmente importante.
Senza conoscere il numero degli studenti, l’offerente non può proporre il suo prezzo migliore. Infatti, non potendo stimare le economie di scala realizzabili, deve necessariamente conservare un sufficiente margine di sicurezza.
I livelli di competenza dei discenti
Le esigenze sono molto diverse a seconda delle competenze linguistiche dei discenti. Per esempio, il ricorso agli insegnanti (l’elemento più costoso di un dispositivo) può variare in modo importante in funzione del livello iniziale e dell’obiettivo da raggiungere.
I costi della formazione linguistica non saranno identici per tutti i dipendenti. Riconoscere questo assunto significa essere pronti a riconsiderare le priorità di formazione: quali dipendenti formare per primo al fine di massimizzare il ROI.
Le competenze in inglese inizieranno ad avere un impatto positivo sulla produttività dell’azienda a partire dal livello B2. Al di sotto di tale livello, è illusorio aspettarsi dei risultati tangibili riguardo all’efficienza professionale del collaboratore.
I problemi logistici
La formazione frontale in aula somma tutti gli inconvenienti logistici: la disponibilità di un’aula, un insegnante e un insieme di studenti di livello omogeneo nello stesso momento e in un luogo preciso. Alcune soluzioni di formazione a distanza sono, invece, particolarmente efficaci (lezioni individuali, classi di conversazione in videoconferenza, ...).
L’ostacolo del tempo è un elemento importante da definire. Secondo ALTE (Association of Language Testers in Europe), occorrono circa 200 ore di formazione con metodi tradizionali per passare da un livello B1 a un livello B2. È risaputo, inoltre, che una formazione troppo breve (inferiore ai 6 mesi) non permette di consolidare l’apprendimento linguistico in modo ottimale. L’orizzonte abituale dell’azienda è l’annualità (bilancio d’esercizio, incontro di valutazione annuale, …): tale periodo rappresenta la durata ideale anche per l’apprendimento delle lingue.
Conclusione
Con le nuove tecnologie e l’apporto delle scienze cognitive, la formazione sta vivendo una mutazione profonda e si sta trasformando progressivamente da un obbligo di mezzi a un obbligo di risultati.
Subordinare una parte dei pagamenti al raggiungimento dei risultati è economicamente impossibile nella formazione classica frontale, poiché i fornitori devono pagare gli insegnanti in funzione delle loro prestazioni.
Con il Blended Learning è possibile subordinare una parte dei pagamenti all’ottenimento dei risultati:
Ovviamente, il prezzo è un criterio di scelta importante, ma deve intendersi in funzione di un obiettivo da raggiungere per tipologia di dipendenti e non per modalità di apprendimento. Bisogna, quindi, prendere in considerazione la credibilità e la serietà didattica dei dispositivi proposti.
Un test pilota su un insieme ristretto di dipendenti può fornire una buona idea della valenza della proposta e ampliare ulteriormente il ventaglio delle modalità di formazione.