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Corsi di inglese: verso nuovi dispositivi didattici

Scritto da Antoine 7Speaking | 08/03/18 13.08

Non esistono ancora metodi miracolosi per insegnare le lingue, in compenso, i criteri generali di un efficace strumento di formazione (in particolare, i corsi di inglese) sono noti.

Il dispositivo deve:

  • Essere focalizzato sul discente e non sulle conoscenze da trasmettere.
  • Adattarsi alle esigenze del discente.
  • Adattarsi al ritmo del discente.
  • Suscitare entusiasmo.
  • Suscitare piacere, «essere fun».
  • Ottimizzare la motivazione per l’intera durata del processo di apprendimento.
  • Proporre le revisioni necessarie al momento opportuno.
  • Consentire l’autoapprendimento.
  • Consentire il consolidamento delle nozioni acquisite.
  • Consentire una pratica regolare e intensiva.
  • Proporre strumenti mnemotecnici.

Facciamo riferimento ai corsi di inglese poiché si tratta dell’esigenza più diffusa, ma la nostra analisi si applica anche alle altre formazioni linguistiche

Fortunatamente, ancora una volta, l’informatica ci fornisce tutta una serie di strumenti di comunicazione che gli ideatori della didattica possono combinare in dispositivi che soddisfino gli imperativi elencati in precedenza. Sono gli strumenti del Digital Learning!

  • Test adattativi,
  • Video,
  • Traduzioni on-line,
  • Text to speech,
  • Riconoscimento vocale,
  • Chat di testo, audio e video,
  • Classe virtuale,
  • Strumenti informatici di ancoraggio mnemonico,
  • Reti sociali, social learning.

 

Tali dispositivi, accessibili anche su smartphone e tablet, abbinati alla potenza di calcolo dei server con modalità SaaS, permettono di fornire ininterrottamente una soluzione su misura alle esigenze dello studente per il tempo necessario all’apprendimento dell’inglese.

 

Essi vedono evolvere la didattica, da una parte, verso una maggiore elaborazione di strumenti formativi, dall’altra, verso un incremento del coaching individuale e dell’animazione delle comunità di esperti e di studenti.

Pochissimi dispositivi di formazione linguistica sfruttano davvero i ritrovati delle scienze cognitive e delle nuove tecnologie.

Alcuni mettono al centro il rapporto insegnante-allievo e utilizzano gli strumenti tecnologici e didattici a supporto o a complemento della formazione (lezioni telefoniche, classi virtuali, risorse).

 

Queste soluzioni pongono, allo stesso tempo, un problema sia economico che didattico. Da un punto di vista economico, il privilegiare la relazione diretta insegnante-allievo rappresenta un’anomalia, dal momento che il numero di ore necessarie per progredire è ragguardevole.

Tutto ciò induce le aziende a formare solo una minima parte dei propri dipendenti e spinge i fornitori a limitare i costi riducendo la qualità degli insegnanti. Nell’ambito di tali dispositivi, la modalità e-learning viene spesso disdegnata dagli insegnanti e, quindi, dai discenti.

Altri dispositivi privilegiano soluzioni di autoapprendimento rigide e poco interessanti, e si avvalgono di una schiera di «motivatori» incaricati di richiamare all’ordine, per telefono o via e-mail, gli studenti che abbandonano rapidamente.

La nostra esperienza dimostra che le soluzioni efficaci si presentano sotto forma di ecosistema al centro del quale si trova la motivazione del discente. Tutte le componenti del dispositivo (autoformazione, rete sociale, insegnanti) sono pensate nell’ottica della motivazione e dell’ottimizzazione economica.

  • Contenuti per l’autoformazione legati agli argomenti di interesse dello studente e all’attualità, e concepiti in base agli insegnamenti delle scienze cognitive (attenzione, memorizzazione).
  • Una rete sociale dinamica, ricca di scambi linguistici e professionali.
  • Coach linguistici e didattici di altissima qualità, utilizzati nel modo più opportuno.

 

Mentre esistono molte offerte e-learning per la formazione linguistica, si trovano pochissimi MOOCS dedicati a questo tipo di apprendimento. I MOOCS (Massive Open Online Course), inventati dagli universitari, sono perfettamente adeguati a trasferire conoscenze assimilabili in poche settimane, ma sono meno adatti a insegnamenti di base come la lettura, la scrittura o le lingue. I MOOCS, inoltre, soddisfano l’esigenza di prestigio delle università che mirano a promuovere le materie per le quali sono rinomate, certamente non le lingue.

Ciò non toglie che i MOOCS costituiscano uno straordinario laboratorio di idee didattiche a cui si ispirano i professionisti della formazione: hanno, d’altronde, dimostrato il potere del Social Learning.

 

La regola del 70/20/10 dimostra che un professionista acquisisce:

  • il 70% delle sue conoscenze in modo informale (autoformazione),
  • il 20% durante le interazioni con i suoi colleghi,
  • il 10% mediante una formazione formale.

 

Tale regola segue uno schema economico che il discente riprende spontaneamente nell’organizzazione del suo apprendimento. Lo studente, al centro del dispositivo, attingerà alle risorse necessarie in funzione del suo livello, del suo profilo di apprendimento, del suo grado di autonomia e delle sue competenze metacognitive.

 

Conclusione

È ormai un dato di fatto: la padronanza dell’inglese rappresenta una leva estremamente importante per la competitività di un’azienda. I metodi classici di insegnamento, tuttavia, non consentono di ottenere un incremento della produttività in modo abbastanza rapido rispetto agli obiettivi delle imprese.

Triplicando, se non di più, la velocità di apprendimento, le soluzioni didattiche, grazie agli insegnamenti delle scienze cognitive, rendono tangibili gli effetti di una formazione di massa dei collaboratori in un lasso di tempo accettabile per le imprese.

È ormai possibile, con costi limitati e in due anni al massimo, portare tutti i collaboratori di un’azienda, a prescindere dalle sue dimensioni, a un livello di comunicazione avanzato in inglese (B2). Le aziende che sapranno cogliere questa opportunità saranno quelle meglio preparate ad affrontare il XXI secolo, il secolo dell’intelligenza individuale e collettiva.