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Scienze cognitive e apprendimento dell’inglese

Scritto da Antoine | 16/11/22 9.38

Parlare di scienze cognitive è di moda. Ma di cosa si tratta e qual è il loro impatto sull’apprendimento delle lingue (corsi di inglese, spagnolo, francese, ...)?

In Italia la stragrande maggioranza dei professionisti non padroneggia l’inglese, nonostante le numerose ore trascorse a impararlo, durante la scuola superiore, dopo il diploma e in azienda. Non è possibile imparare una lingua dalla sera alla mattina, tuttavia non si può evitare di constatare la scarsa efficacia dei metodi tradizionali di formazione linguistica.

Nicholas Negroponte, creatore del Medialab presso il MIT, annuncia che, entro 30 anni, saremo in grado imparare una lingua semplicemente ingoiando una pillola. In attesa di quell’ipotetico giorno, grazie alle recenti scoperte nel settore delle scienze cognitive, oggi sappiamo come imparare una lingua straniera in modo rapido e duraturo.

 

 

Le scienze cognitive

Comprendono in particolare:

  • L’informatica,
  • Le neuroscienze,
  • La linguistica.

 

L’informatica

In base alla legge di Moore (raddoppiamento della potenza dei processori ogni 18 mesi), l’informatica rappresenta la grande rivoluzione della seconda parte del XX secolo e di inizio XXI. Sono state osservate ripercussioni pressoché in tutti i settori scientifici.

 

Le neuroscienze

L’informatica consente alle neuroscienze di «vedere il pensiero», grazie soprattutto alle scansioni cerebrali, e di misurare scientificamente l’impatto dell’apprendimento sul cervello.

È ormai possibile osservare la corteccia cerebrale, registrare e interpretare i segnali elettrici generati da quest’ultima.

Il cervello è una struttura di una complessità straordinaria, 86 miliardi di neuroni collegati tra loro da una moltitudine di connessioni sinaptiche. Si comprende facilmente l’importanza dell’informatica per elaborare tale massa di informazioni.

 

 

Uno dei campi di ricerca delle neuroscienze è quello delle neuroscienze computazionali.

«Lanciato nel 2013 dall’Unione Europea, lo Humain Brain Project ha come obiettivo la creazione di un modello completo di funzionamento del cervello umano. Coinvolge 120 laboratori europei, oltre a numerosi partner in tutto il mondo. Il suo scopo è quello di giungere a un modello di funzionamento del cervello di un topo (71 milioni di neuroni) entro il 2020, e del cervello umano (86 miliardi di neuroni) entro il 2024» La Recherche

L’importanza del progetto sta nel comprendere meglio il funzionamento del cervello: la necessità di imparare più in fretta e a lungo è fondamentale quando le informazioni sono numerose e il tempo disponibile per assimilarle, o per servirsene all’interno di un processo creativo, è limitato.

Diversi metodi didattici, elaborati nell’ambito della linguistica e della psicologia, sono oggi suffragati e spiegati dalle neuroscienze.

I processi di motivazione, concentrazione e memorizzazione sono, pertanto, molto meglio compresi: è ora possibile implementare dispositivi di formazione estremamente efficaci.

 

La linguistica

La linguistica è la disciplina che riguarda lo studio del linguaggio. Si distingue dalla grammatica in quanto non è prescrittiva ma descrittiva.

La linguistica si può suddividere nelle seguenti aree:

  • fonetica: studio dei suoni, in termine tecnico, foni (realizzazioni sonore),
  • fonologia: studio dei fonemi (come i suoni si raggruppano),
  • morfologia: studio della tipologia e della forma dei lemmi (termini, unità di prima articolazione),
  • sintassi: studio della combinazione dei lemmi per formare le frasi,
  • semantica: studio del significato dei lemmi, delle frasi e degli enunciati.

 

 

Esiste una sinergia tra la linguistica e l’informatica: il Natural Language Processing (NLP), che ha per obiettivo lo sviluppo di software e di soluzioni IT in grado di elaborare, in modo automatico, dati linguistici. A tale scopo occorre, innanzitutto, esplicitare le regole della lingua, grazie alla linguistica, rappresentarle con formalismi e, infine, implementarle con l’ausilio di programmi informatici.

Senza pretese di esaustività, i campi di applicazione NLP sono:

  • il trattamento testi,
  • la traduzione assistita da computer (traduzione automatica, dizionari collaborativi e corpus-based),
  • i correttori ortografici e sintattici,
  • la comprensione automatica dei testi,
  • la generazione automatica di testi.

 

Al giorno d’oggi, abbiamo a disposizione, inconsapevolmente, e utilizziamo, intuitivamente, applicazioni o programmi che integrano l’NLP.

Per esempio: quando, seduti in treno, ascoltiamo il nome della prossima fermata che risuona nel vagone, oppure, quando, digitando le prime lettere di un SMS sul cellulare, il sistema T9 ci propone automaticamente alcuni termini.

Il campo dell’apprendimento delle lingue è certamente interessato all’NLP e l’applicazione diretta è stata definita con l’acronimo C.A.L.L. (Computer Assisted Language Learning).

Tra il 1990 e il 2000, hanno visto la luce numerosi software di C.A.L.L.: purtroppo non si sono ottenuti i risultati sperati. Si ritiene che l’assenza di monitoraggio, supervisione e «umanità» in tali sistemi di apprendimento sia responsabile degli esiti deludenti: sono, quindi, nate le nozioni di tutorato e formazione aperta a distanza.

Nel considerare l’oggetto lingua ci si era dimenticati, però, di un’area fondamentale della linguistica: la semantica!

 

Negli ultimi 15 anni si sono realizzati molti progressi: dialogare con lo smartphone per chiedere che tempo fa o porre domande ad assistenti virtuali sui siti web diventa sempre più naturale.

Skype già propone uno strumento di traduzione simultanea dall’inglese allo spagnolo e viceversa. Il ricorso all’essere umano nell’apprendimento di una lingua è, tuttavia, ancora necessario: comunicazione non verbale, sarcasmo, ironia, sfumature, …

Si ritiene che ci vorranno ancora decine di anni prima di potersi affrancare dall’apprendimento dell’inglese per interazioni professionali efficaci.